Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola
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San Vitale con i figli Gervasio e Protasio

Scultore anonimo

Gruppo scultoreo che mostra al centro san Vitale affiancato dai figli gemelli Gervasio e Protasio

Il gruppo scultoreo mostra al centro san Vitale affiancato dai figli gemelli Gervasio e Protasio. Lo stesso soggetto figurativo è presente anche nel recto di uno stendardo6 (ante 1643) attribuito alla bottega di Claudio Ridolfi ed esposto all’interno della sala numismatica del museo. Dal punto di vista iconografico, mentre nel gruppo scultoreo i due santi sono rappresentati come bambini, nel dipinto hanno invece l’aspetto di due ragazzi, in linea con la tradizione rinascimentale. Secondo il racconto agiografico Vitale era un soldato romano marito di santa Valeria. Durante il periodo delle persecuzioni contro i primi cristiani, insieme con la moglie si trasferì da Milano a Ravenna e qui subì il martirio venendo sepolto vivo per non aver voluto rinunciare alla sua fede. I figli Gervasio e Protasio furono invece uccisi a Milano, il primo colpito a morte con una sferza e il secondo trafitto da una spada.

L’opera, collocata in origine sopra l’altare di destra della chiesa di San Vitale, venne commissionata dalla confraternita dei Battuti e di San Vitale7 a un anonimo scultore, umbro o marchigiano, che aveva subìto l’influsso di autori nordici. La datazione delle statue, che oscilla tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, può essere desunta dalla foggia degli abiti con fitte pieghe verticali, dalle calze molto aderenti e dalle scarpe a punta larga secondo la moda rinascimentale. Il san Vitale, con lo sguardo rivolto al cielo, tiene nella mano destra la palma del martirio e nella sinistra una spada, mentre in basso, sopra il basamento, è appoggiata una piccola botte. Questo insolito elemento era posto in origine in una delle due mani del santo e nel 1630 i confratelli, dietro suggerimento del vescovo di Gubbio, che durante una visita pastorale lo aveva definito “indecente”, decisero di spostarlo ai suoi piedi sostituendolo forse con la palma del martirio. Non ne conosciamo il reale significato, ma potrebbe alludere al sangue dei tre martiri cristiani o a una vite cresciuta sopra il luogo di sepoltura del santo, oppure, come ipotizzato dallo storico dell’arte Pietro Scarpellini, essere un riferimento ai vigneti molto diffusi in queste zone. L’opera fu rimaneggiata più volte nel corso del tempo e subì almeno due interventi: nel 1630 venne probabilmente in parte dorata e nel 1776 ridipinta dalla bottega dei Ferri, una famiglia di doratori e decoratori di origine pergolese.

Nel corso dei lavori di coloritura settecenteschi i restauratori, per consentire una migliore adesione della vernice scura che doveva uniformare le vesti dei tre personaggi, hanno completamente abraso la superficie delle statue, risparmiando solo la testa e le mani del san Vitale insieme a qualche elemento ornamentale. Purtroppo queste operazioni hanno comportato la perdita della cromia originaria, che doveva essere caratterizzata da tinte particolarmente brillanti, del tutto simili a quelle delle contemporanee realizzazioni pittoriche.

Museo dei Bronzi Dorati della Città di Pergola
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