Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola
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Restauro

Interventi di restauro sui Bronzi Dorati

I lavori di restauro si sono protratti a lungo nel tempo e sono stati svolti a più riprese. Le operazioni vennero affidate al fonditore fiorentino Bruno Bearzi, che si offrì di eseguire l’intervento a titolo gratuito. Nel 1949, tre anni dopo il loro rinvenimento, i reperti, incrostati di terra e calcare, furono trasferiti da Ancona a Firenze presso il laboratorio del restauratore. Questo primo intervento, condotto tra il 1949 e il 1959, portò alla pulizia parziale delle superfici e al rimontaggio di alcune parti delle statue: la prima figura femminile, le teste dei due cavalli, la metà superiore di uno dei due cavalieri e le gambe dell’altro. Durante il restauro vennero utilizzate staffe e placche in ottone, fissate alle parti originali attraverso viti, saldature a stagno per i frammenti più piccoli, e integrazioni delle lacune con uno stucco a base di gesso colorato con porporina. Si tratta di tecniche già considerate antiquate per la stessa epoca, ma che ebbero comunque il merito di rendere possibile una iniziale lettura e quindi lo studio delle sculture.

La prima esposizione al pubblico del gruppo, o meglio delle sue parti restaurate, avvenne all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Ancona e durò dal 1959 al 1972, anno in cui la città fu colpita da un terremoto che rese inagibile la sede di Palazzo Ferretti. Nel 1974 si diede quindi avvio ad un secondo restauro, condotto con le più moderne metodologie presso il laboratorio del Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica per la Toscana di Firenze. Gli obiettivi di questo nuovo intervento erano il recupero e la ricomposizione dei frammenti precedentemente non riassemblati e la pulitura delle superfici sia esterne che interne, per eliminare i processi di corrosione ancora presenti. Queste operazioni, che comportarono lo smontaggio del precedente intervento realizzato dal Bearzi, vennero affiancate da una serie di analisi chimico-fisiche che avevano lo scopo di determinare lo stato di conservazione del metallo e della foglia d’oro, la cui pulitura fu eseguita completamente a bisturi. I lavori di selezione e posizionamento dei pezzi rinvenuti, alquanto lunghi e difficoltosi, portarono ad una ricomposizione delle varie parti attraverso l’utilizzo di una resina sintetica reversibile ma dotata di un’altissima resistenza alla trazione. Le integrazioni delle lacune furono eseguite con lo stesso materiale e limitate alle sole porzioni ricostruibili con certezza. Nei frammenti in cui la deformazione era molto accentuata e in cui il rimontaggio in continuo era impossibile, le sculture furono ricomposte su più piani utilizzando un supporto metallico in ghisa come sostegno.

Il restauro si concluse nel 1987 con l’inaugurazione della mostra Bronzi Dorati da Cartoceto – Un restauro allestita presso il Museo Archeologico di Firenze. Dopo una breve esposizione a Pergola nei locali dell’ex Convento di San Giacomo, il gruppo rimase all’interno di questo stesso edificio, non visibile al pubblico, per cinque anni (26 ottobre 1988 – 10 agosto 1993) a causa dell’inizio della contesa tra il Comune di Pergola e quello di Ancona per l’assegnazione del prezioso reperto.

Nel 1993 le sculture e i frammenti vennero trasferiti a Firenze e due anni dopo (da marzo fino a settembre 1995) i bronzi furono sottoposti ad un intervento di revisione dei precedenti restauri a Carmignano (Prato), sede distaccata del Centro di Restauro di Firenze. Durante tale operazione furono eliminati definitivamente, grazie anche all’utilizzo di una sofisticata apparecchiatura laser, dei focolai di corrosione che nel tempo si erano ripresentati.

Museo dei Bronzi Dorati della Città di Pergola
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