Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola
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Sezione Archeologica del territorio

La storia

Rinvenimenti archeologici sul territorio del comune di Pergola

Il vasto territorio del comune di Pergola, tagliato dal corso del fiume Cesano, conta numerosi rinvenimenti archeologici, spesso fortuiti, che indiziano una diffusa frequentazione a partire già dal Paleolitico. L’assenza di scavi scientifici non permette, per ora, di delineare con precisione le diverse modalità di insediamento e sfruttamento del territorio; è tuttavia possibile riconoscere vari siti archeologici.

Fra le testimonianze più antiche si segnala il probabile villaggio dell’età del Rame (III millennio a.C.) di Passo San Vito, oltre a scoperte sporadiche di strumenti e punte di freccia di selce.

Non mancano rinvenimenti da attribuire all’ambito umbro-piceno (VIII-IV secolo a.C.), come alcune tombe note solo da descrizioni dello scorso secolo e materiali archeologici da siti di abitati dal colle di Ferbole e da Monterolo. Da quest’ultima località proviene anche una statuetta in bronzo, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Ancona, forse parte di un deposito votivo preromano.

A un momento molto avanzato della cultura picena (V-IV secolo a.C.), con indizi di presenze celtiche, appartiene una necropoli scavata in località Canneto, così come altre sepolture da Monterolo confluite nel XIX secolo nella collezione dell’Avvocato Monti.

Nell’attuale territorio di Pergola non ricadeva nessuna delle città romane dell’Ager Gallicus, rappresentando invece uno snodo fra i municipi di Sentinum (Sassoferrato), Forum Sempronii (Fossombrone), Suasa Senonum (Castelleone di Suasa). Sembrerebbero però numerosi gli edifici e gli insediamenti di carattere rurale/produttivo, come fattorie e ville, probabilmente presenti presso Col Ventoso, Bellisio Alto, Grifoleto, Ferbole, La Rota, Madonna del Merlino, Sterleto, Montesecco, Madonna del Piano, San Cristoforo, San Giovanni e Cartoceto, a testimonianza di un ricco e fitto sfruttamento antico.

Corredi funebri

Sepolture ad inumazione con copertura alla cappuccina

Oggetti d’uso quotidiano presenti nelle tombe

Nel 1970, durante alcuni lavori lungo la Strada Provinciale Pergolese, in località Ravaglie, furono rinvenute sei sepolture, ad inumazione con copertura alla cappuccina, databili fra il II sec. a.C. e il II-III sec. d.C. Le tombe, alcune prive di corredo, probabilmente appartenevano ad una necropoli più vasta. Nella sala sono esposti gli oggetti d’uso quotidiano presenti nelle tombe 1, 3 e 5, tra i quali si possono segnalare ceramiche a vernice nera, un balsamario fusiforme (tomba 1) ed una ampollina in vetro (tomba 5).

 

Mosaici policromi

Mosaici a motivo geometrico

Pavimentazione musiva pertinente all’area cortilizia di una villa rustica risalente al periodo tardo antico.

Nel 1969 nella frazione di Montesecco, in località Madonna del Piano, venne alla luce una pavimentazione musiva pertinente all’area cortilizia di una villa rustica risalente al periodo tardo antico (IV-V sec. d.C). Costituita da dodici riquadri, più o meno delle stesse dimensioni, misurava in totale 11 metri di lunghezza e 9 metri circa di larghezza. Nella sala sono esposte due delle formelle restaurate e in parte ricostruite dal Gruppo Mosaicisti di Ravenna, unitamente ad una immagine che mostra l’intera superficie rinvenuta. Si tratta di mosaici a motivo geometrico, i cui disegni sono composti da tessere di pietra (bianche e nere) e di terracotta (rosa e rosso-mattone) della misura di 1,5 centimetri.

Stele funeraria di Lucius Nevius Verus

Lapide funeraria

Di forma rettangolare, risulta essere mancante della parte inferiore e di quella laterale sinistra.

Risalente a circa il 50 d.C. la lapide fu invenuta nella frazione di Osteria del Piano. Di forma rettangolare, la stele risulta essere mancante della parte inferiore e di quella laterale sinistra. È divisa in tre ordini: nel primo vi sono raffigurati al centro, un’aquila, simbolo del potere imperiale romano, con due piccoli uccelli ai lati e in alto due delfini; nel secondo vi è un’epigrafe commemorativa; nel terzo un bassorilievo con l’immagine del giovane soldato pretoriano a cui la stele è dedicata.

 

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